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giovedì 8 aprile 2021

L'antico Manoscritto di casa Mazzinghi: la ricostruzione della Genalogia della Famiglia

Fin dall'antichità la ricerca delle proprie origini è una delle domande esistenziali di ogni uomo; una discendenza numerosa era segno della benedizione di Dio. Nella Bibbia è raccontato come il patriarca Abramo aveva ricevuto da Dio la promessa di una discendenza della propria stirpe numerosa come i granelli della sabbia, segno della benedizione di Dio verso il suo servo fedele. Anche per la famiglia Mazzinghi, la riscoperta delle origini è motivo di gioia e orgoglio familiare. Il podere delle Cinque Penne, situato al confine di Spedalino Asnelli con le Querci, sebbene ridotto in dimensione e rimaneggiato per i frazionamenti ereditari e per alcune vendite, resta ancora oggi il luogo in cui la casata dei Mazzinghi ha vissuto da innumerevoli generazioni che si perdono nella notte dei tempi. Una minuziosa lettura del prezioso manoscritto ottocentesco ha consentito la ricostruzione dell'intero albero genealogico della Famiglia Mazzinghi dal 1600 fino ai giorni nostri.

Un lavoro faticoso, ma al tempo stesso affascinante e con un risultato sorprendente. 

Vi è stata un'evoluzione estremamente singolare della linea diretta maschile che porta avanti il cognome Mazzinghi ancora ai nostri giorni, sempre nel podere delle Cinque Penne a Spedalino Asnelli, con un andamento a doppia piramide.

Il vertice della prima piramide della genealogia è riconducibile ad un tal Domenico Mazzinghi, "uno dei primi padri nominati nelle Scritture Antiche, questo esisteva nel 1600", così riportato nel manoscritto. E da lui discendono una stirpe che via via è cresciuta ed ha prosperato fino al circa il 1820. Illustriamo la prima parte dell'albero genealogico nella schematizzazione di seguito riportata.

clicca qui --->    Genealogia dell'Età Antica



Da destra: Eugenia Mazzinghi con la figlia Eulalia Santini e le nipoti Bruna e Giovanna.
Poi Teresa Mazzinghi ed i fratelli Geremia, Corrado, Marino, Carlo e Nardino Mazzinghi

Successivamente segue l'età di mezzo, per il periodo dal 1820 fino a circa il 1930, che ha visto prima crescere la casata con Domenico Mazzinghi (l'autore del manoscritto), che ebbe 3 figli maschi e 3 figlie femmine oltre ad altri 2 figli morti a pochi giorni dal parto. 

Soltanto uno dei figli, Cammillo, si sposò ed ebbe il merito di proseguire la progenie familiare, che prese ulteriore vigore con il nipote Giovanni Mazzinghi. Giovanni dal 1908 al1923 ebbe 9 figli, di cui 6 maschi come visibile nella seconda schematizzazione dell'età di Mezzo

clicca qui --->   Genealogia dell'Età di Mezzo




Nell'età moderna i nipoti di Giovanni Mazzinghi sono ben 18 dei cui 13 maschi e 5 femmine. Il cognome dei Mazzinghi sembra destinato a moltiplicarsi per generazioni ed ecco che proprio allora, nella seconda metà del '900, avviene l'inaspettato crollo della casata in 2 sole generazioni. Come si vede dalla schematizzazione sotto riportata i nipoti maschi di Giovanni Mazzinghi in via assolutamente prevalente hanno figlie e quindi improvvisamente gli eredi per la continuazione del cognome Mazzinghi sono in numero molto ridotto. La piramide genealogica dei Mazzinghi si rovescia e va verso un unico punto di vertice

clicca qui --->     Genealogia dell'Età di Moderna parte 1


Giorgio Mazzinghi e Nada Paganini


Michele Mazzinghi, babbo di Antonio Mazzinghi


Nel nuovo secolo, dal 2000 ad oggi, i nati maschi  eredi della casata Mazzinghi sono soltanto tre. Ed ancora più nello specifico soltanto uno dei ragazzi abita ancora nella vecchia casa dei Mazzinghi nel podere delle Cinque Penne a Spedalino. Il vertice della piramide rovesciata della genealogia rappresenta una curiosità per chi continuerà a vivere nel nostro paese e solo la lentezza del trascorrere del tempo ci dirà se potrà riprendere con nuovo vigore il ciclo di espansione della casata Mazzinghi.  

clicca qui --->   Genealogia dell'Età di Moderna parte 2

domenica 7 giugno 2020

Vincenzo Giuliani (Vincenzino) e la Macchina del "Moto Perpetuo"

Un impensabile, fortuito ed addirittura surreale incontro allo stand dei libri che la nostra compaesana Baldi Nada immancabilmente allestisce nel corso dell'estiva festa del PD, ci ha consentito di far uscire dall'oblio del tempo un personaggio singolare e molto conosciuto negli anni '60 e '70 a Spedalino. Una persona insuperabile per tenacia nel raggiungere il proprio ideale: diventare il primo inventore della macchina del "Moto Perpetuo".


Agli annali è annotato con il nome di Vincenzo Giuliani, da tutti conosciuto come "Vincenzino". Abitava con la sorella nelle "casine del prete". Vincenzo Giuliani già dagli anni '20 lavorava come meccanico alla San Giorgio di Pistoia, successivamente diventata "Breda" ed adesso "Hitachi", azienda che all'epoca (prima dell'attuale riconversione) produceva armamenti. Una sua busta paga della quindicina 16-31 Luglio 1941 è di particolare interesse, con voci di dettaglio che richiamano alla mente il periodo della dittatura e dei segreti militari che dovevano essere tutelati per rispetto alla legge ed in particolare per questione di onore verso la patria e la famiglia.




A Spedalino "Vincenzino" era conosciuto per la sua tenacia nella creazione di un macchinario che potesse sviluppare il "Moto perpetuo", un'invenzione che avrebbe potuto rivoluzionare il mondo in quanto potenzialmente sovvertiva le leggi della fisica e dava sviluppo ad utilizzi pratici per la creazione di energia a costo zero. Ed il macchinario lo aveva veramente progettato. A suo dire mancavano solo alcuni dettagli per poter concludere l'invenzione. Ma ogni invenzione ha necessità di finanziamenti per essere realizzata. E una busta paga da operaio seppure specializzato non era sufficiente per concludere il progetto. Già dalla fine degli anni '20, in mancanza di fondi per realizzare l'invenzione, per la costruzione di una particolare chiave Vincenzo prova  a chiedere un contributo all'Officina di Precisione Ricciardi di Bagno a Ripoli, ma ottiene soltanto un rifiuto, come riportato nella lettera di risposta del 31 Luglio 1928. 


La tenacia nel voler portare a termine la propria invenzione lo porta ad offrire il suo progetto dapprima al Sindacato Nazionale Fascista Inventori per far ammettere il progetto al finanziamento pubblico, il quale però in data 17 Aprile 1929 dà risposta negativa in quanto non si intravedeva un'immediata utilità pratica e nella lettera di risposta testualmente viene riportato "A quale scopo deve servire? E' un moto perpetuo?".




Vincenzino nel 1932 prova ad inviare il progetto anche ad un'azienda privata, la SIMAR di Milano, Società Internazionale Studio Invenzioni e Commercio Brevetti, ma in data 23 Agosto 1932 riceve un'ennesimo rifiuto allo sviluppo dell'invenzione. Un rifiuto che avrebbe potuto scoraggiare chiunque nel seguire il sogno di dare vita ad un'invenzione rivoluzionaria.




L'ostinzaione non è dote di tutti, ma sicuramente la è di Vincenzo Giuliani, che investe tutti i suoi guadagni, le buste paga e la liquidazione dal lavoro per la realizzazione della sua invenzione, la Macchina del Moto Perpetuo. Ed in gran segreto in uno degli sporti delle "casine del prete" nella discesa a fianco alla canonica, a fianco al laboratorio che Don Marino aveva concesso ai giovani Vinicio Bruni e Luciano Angioli, subito prima della Falegnameria Lenzi, Vincenzino costruisce la macchina.
Tra le poche persone ammesse a vedere il macchinario c'era il Melani, falegname di Via Piave che racconta di come una volta dato il via, il macchinario continuasse a girare in modo autonomo per il solo effetto dei pesi per molti minuti ma alla fine, ogni volta, si fermava. Ed allora il buon Vincenzino scuoteva la testa, e da conoscitore della lingua francese perché aveva lavorato anche nelle officine in Francia ripeteva "Mon Dieu, Mon Dieu, ancora non ci siamo". Poi muoveva lievemente alcune leve e dei contrappesi e riprovava la macchina del Moto Perpetuo.

Il riportare alla memoria la vita di Vincenzo Giuliani non è altro che un modo di ricordare alle persone di oggi la bellezza nel seguire un ideale per tutta una vita, con tenacia, anche di fronte ai tanti rifiuti, l'ideale di portare un miglioramento al mondo in cui viviamo ed allora tutti i sacrifici fatti non saranno un peso ma soltanto sollievo.

Invito chiunque abbia ulteriori notizie, materiali o rilevi alcune imprecisioni a conattarci all'indirizzo mail notiziariospedalino@gmail.com



sabato 18 aprile 2020

Foto Story 3: L'installazione delle Campane sul campanile della Nuova Chiesa

Proseguiamo con la pubblicazione di alcune foto dal nostro archivio.


L'acquisto delle campane avvenne nella primavera del 1995 in quanto elemento essenziale di completamento della nuova Chiesa, con una spesa di Lire 75.000.000. Nei primi mesi del 1996, la popolazione contribuì generosamente all’acquisto delle campane, fortemente volute dal parroco Don Enzo Benesperi, quale simbolo inconfondibile della fede cristiana. Per coincidenza peraltro le campane furono acquistate dalla Fonderia Capanni nel piccolo paese dell’appennino emiliano di Castelnuovo nei Monti, dove lo stesso Don Enzo aveva vissuto da piccolo per oltre 5 anni. Le campane sono dedicate alle figure di culto essenziali della nostra parrocchia: Santa Maria Assunta, patrona di Spedalino, Sant'Antonio Abate (compatrono) ed a Cristo Risorto a cui è dedicata la nuova Chiesa. Ciascuna campana riporta in rilievo le immagini e iscrizioni relative alla sua dedicazione. Certamente il suono delle campane di Spedalino può essere annoverato tra i più belli del vicariato, un particolare melodico che in passato costituiva il vanto della parrocchia che le possedeva. 
Da destra: Marcello Dolfi, Lido Perruolo, Franco Biagini, Gabriele Dolfi, Ivo Perruolo, Don Enzo Benesperi e la Rosanna


Particolare della Campana dedicata a Cristo Risorto

Le Tre Campane appena giunte dalla Fonderia Capanni di Castelnuovo Nei Monti (RE)

Il posizionamento delle Campane fatto dalla ditta Lorenzini Alfiero, in cui lavorava il ns. compaesano Massimo Sabba
Le Maestranze della Fonderia Capanni al lavoro per l'installazione delle Campane

L'inaugurazione della Nuova Chiesa con il campanile completo delle Campane

giovedì 25 agosto 2016

Il monumento in memoria di Adelmo Santini a Spedalino

Inaugurazione del cippo funebre di Adelmo Santini a Groppoli
Nel giardino adiacente al Circolo Arci di Spedalino è possibile visitare il monumento costruito in memoria di Adelmo Santini, partigiano aglianese caduto nel corso della Resistenza, negli anni della lotta contro il nazifascismo.

Adelmo nacque a Spedalino il 26 ottobre 1927 e trascorse l'infanzia con il padre, i fratelli Vinicio, Pietrino e la sorella Odessa in Via Piave, allora chiamata Via delle Carabattole, nel complesso di case denominato Castel de' Bianchi. Dopo un periodo di studio nel collegio francescano di Poppi, Adelmo seguì le orme del padre, Ottorino Santini, entrando negli anni della Resistenza nella formazione partigiana dei 'Fantacci', dove rimase anche dopo l’entrata del padre nella formazione 'Agliana'.

Il pomeriggio del 24 agosto 1944 fu sorpreso e catturato da una pattuglia tedesca nei pressi di Torricchio, nella zona di Serravalle Pistoiese, e, dopo essere stato sottoposto a svariate torture durante un lungo interrogatorio, la mattina successiva fu legato a un ulivo nei pressi di Groppoli (sede del comando tedesco di zona) e fucilato tragicamente. Adelmo aveva appena sedici anni quando perse la vita.



Per rendere omaggio al partigiano e alle sue radici spedalinesi, il Comune di Agliana ha deciso di realizzare nel 1989 un monumento in suo ricordo. Ogni anno, il 25 aprile, in occasione della giornata della Liberazione, il monumento di Adelmo Santini a Spedalino rappresenta la prima tappa del ricordo con una deposizione di corone da parte del sindaco e della giunta comunale.

Fonte: Toponomastica della resistenza aglianese, la memoria dei caduti della guerra di liberazione e per rappresaglia (Marco Giunti)

martedì 2 agosto 2016

Breve storia della Festa patronale di Spedalino: Dagli anni Sessanta a oggi

La festa patronale di Santa Maria Assunta fu organizzata per la prima volta dal parroco Don Marino Pratesi nel 1961, dopo che Spedalino divenne parrocchia. La manifestazione ricevette sempre grande successo e rappresentava uno dei maggiori momenti di socializzazione della comunità spedalinese. Tra le forme di intrattenimento più apprezzate si ricordano recite, balli, gare di tiro a segno e alla fune,concludendo con serate di cinema all’aperto e tante altre attività che richiamavano la partecipazione della folla. Essa durò fino al 1992, anno in cui il sacerdote fu costretto a ritirarsi in seguito ad un grave incidente stradale avvenuto due anni prima.


Durante gli anni Settanta, nell'ambito dell'aspetto ricreativo della festa, fu istituita la Corsa dei ciuchi che vedeva protagonisti i sei rioni della frazione: Le Querci, Le Cinque Penne, La settola, I tigli, Il Ponte di Ferro e Le tre campane.

La prima edizione del 1969 del Palio dei Ciuchi si è svolta come parte della cosiddetta “Festa Bella”, un insieme di eventi organizzati ogni tre anni nella parrocchia in occasione dei festeggiamenti patronali; la seconda edizione del Palio si è tenuta nel 1972 sempre in occasione della “Festa Bella”.  In seguito, visto il successo di pubblico che tale iniziativa riscuoteva, il parroco Don Marino Pratesi e il comitato organizzatore dal 1974 decisero di riproporla anche negli anni successivi.

Il sipario sulla manifestazione si abbassò all'inizio degli anni '90, quando, a causa della mancanza di un parroco fisso, la parrocchia era impossibilitata nell'allestire i festeggiamenti e ricostruire quell'atmosfera di calore e partecipazione che caratterizzava la festa.



La festa di Santa Maria Assunta tornò nel 2001 per volontà del parroco Don Giovanni Scremin e proseguì, anche grazie al grande impulso di Don Anthony Mennem, con cinque sere nel 2002, per arrivare al grande successo ottenuto nelle ultime edizioni con ben nove serate di festeggiamenti e con il ritorno della Corsa dei ciuchi, strizzando l'occhio alle manifestazioni che coinvolgevano tutta la frazione aglianese negli anni '70 e '80. 

Dal 2003 il numero dei rioni è stato ridotto da sei a cinque: Le tre campane, colore verde con intersezione arancio; il Ponte di Ferro, colore arancio con intersezione bianco; i Tigli, colore bianco con intersezione verde; il Confine, colore rosso con intersezione blu; le Querci, colore giallo con intersezione giallo. In seguito all’accorpamento de “Le cinque penne” e “La settola”, entrambi di dimensioni ridotte rispetto agli altri rioni, nasce Il Confine, così chiamato perché comprende i territori di Spedalino Asnelli-Agliana e Le Querci-Pistoia.

Nelle edizioni più recenti i ciuchi sono assegnati per sorteggio dall’organizzazione del Palio, reclutandoli presso aziende agricole e rispettando le norme in materia di protezione degli animali e di trattamento degli stessi durante ogni fase della gara; il momento della corsa dei fantini è preceduto da una sfilata di carri in costume a tema libero (ad esempio, argomenti inerenti le favole o il mondo della fantasia, periodi storici, satira di eventi dell’attualità) e diverso per ciascun rione, preparata pazientemente dai residenti con un impegno che ha inizio molti mesi precedenti al Palio e che coinvolge persone di tutte le età.

Nell'ambito della Festa patronale, merita una menzione speciale il grandissimo apporto da parte dei volontari che ogni anno prestano servizio con professionalità e dedizione nei vari settori della festa, dalla cucina alla ristorazione.


Nel 2013 Il Palio dei Ciuchi di Spedalino è stato riconosciuto come “Manifestazione di rievocazione storica” dalla Regione Toscana, consacrando una lunga tradizione nel nostro paesino.

Dopo il salto la cronistoria dei vincitori del Palio dei ciuchi indicati anno per anno:


lunedì 11 luglio 2016

La storia della Cava Briganti: Dall'estrazione dell'argilla nel Novecento a bacino idrico del nuovo millennio


Ripercorriamo in questo post della sezione Spedalino Amarcord la storia della Cava Briganti, di cui vi avevamo proposto una presentazione nella sezione Natura e Ambiente. Le informazioni che riportiamo di seguito derivano da una serie di ricerche e studi effettuati dalla scuola secondaria B.Sestini nell'anno scolastico 2007/2008 e pubblicate nel libro Goccia dopo Goccia.



La Cava Briganti si trova nella frazione di Spedalino Asnelli, in Via Giovannella ed ha una superficie di circa 80.000 mq. Poichè non è rimasto quasi niente che ricordi la sua storia e in particolare la vecchia cava di argilla, abbiamo dovuto cercare chi ricordasse come si lavorava nella fornace. Un prezioso contributo ce l'ha dato il Signor Degli Esposti che ci ha ospitato in casa per raccontarci come si svolgeva il lavoro nella cava.

Il proprietario della cava si chiamava Briganti ed è da lui che la fornace ha preso il nome. Era di Prato e aveva altre fornaci a San Giusto e Castel fiorentino. Comprò un podere a Agliana e tra il 1918 e il 1920 ci costruì la cava. Aveva due figli, uno era avvocato, l'altro ingegnere e mandava avanti la cava. Qui c'erano due ragionieri ma la direzione era a Prato. I lavori di questa fabbrica iniziarono subito dopo la Prima guerra mondiale ma si lavorava sempre a scartamento ridotto.

All'inizio la cava era piccola e l'argilla si estraeva a mano. In seguito, con l'aumento di richiesta di argilla e di mattoni, furono acquistati dai proprietari altri due poderi dove c'è l'attuale acquedotto. Il primo cavo, quello più piccolo, in seguito fu riempito di detriti e rottami e si iniziò a utilizzare quello più grande. In origine la cava non era come adesso ma era molto più piccola.


lunedì 11 aprile 2016

Il Bar Vettori a Spedalino: Storia del primo bar del paese

In questo secondo appuntamento con la rubrica Spedalino Amarcord vogliamo ricostruire la storia del celebre "Bar Tabacchi Vettori", che già negli anni Sessanta era uno dei luoghi incontro e ricreativi più noti e frequentati a Spedalino.



Nel 1961, due sorelle di una delle famiglie più note nella nostra frazione aglianese, Elisa e Giuliana Vettori, aprirono l'attività di bar a gestione familiare: il primo bar, sali e tabacchi di Spedalino, meglio noto come Bar degli Occhini (soprannome popolare). L'attività commerciale, proseguita fino al 1999, anno della morte di Giuliana, ha sempre costituito un punto centrale della vita quotidiana del paese.

Il bar rappresentava un punto di ritrovo e di aggregazione per i giovani e per gli adulti del paese: il biliardino, il Juke Box, i tornei di carte, il bingo e la musica erano degli appuntamenti fissi per i ragazzi spedalinesi della precedente generazione. Inoltre il bar disponeva di una bellissima e molto frequentata sala biliardo, palcoscenico di tornei, interminabili partite e campo di allenamento di una piccola squadra di giocatori di biliardo.



Ci racconta l'Elisa come l'attività iniziava la mattina all'alba, attorno alle 5 e mezza e proseguiva la sera fino a mezzanotte inoltrata. In realtà il lavoro delle sorelle, faticoso ma ripagato dalla gioia dei ragazzi e dai numerosi e fedeli clienti, terminava spesso alle 2 e mezza, in piena notte.



Sono tanti i primati detenuti dal bar e che indubbiamente hanno contribuito al suo successo. In primo luogo, il locale possedeva la prima cabina telefonica privata e per tale motivo era un luogo di sosta e di scambio informazioni per viaggiatori, lavoratori e camionisti. Le chiamate venivano effettuate con i gettoni (che costavano duecento lire). Era un modo decisamente più sicuro per telefonare poiché le cabine presenti nelle strade venivano sovente danneggiate. Si ricorda, a tal proposito, che l'introduzione del servizio telefonico pubblico a Spedalino è avvenuta in data 17 settembre 1956, in seguito ad una convenzione tra il Comune di Agliana e la Società telefonica Tirrena.



Uno dei principali motivi d'interesse e elemento di crescita sociale nel paese fu anche l'installazione della prima tv in bianco e nero presente in un esercizio pubblico a Spedalino. Elisa e Giuliana permettevano ai ragazzi e agli appassionati di calcio di seguire le partite senza pagare alcun biglietto o tassa aggiuntiva sui prodotti in vendita. Inoltre, una volta alla settimana avevano luogo nella sala del bar le riunioni della squadra di calcio spedalinese G.S Spedalino Calcio.

Nel periodo di carnevale venivano organizzati dei balli in maschera e a tema per le varie festività dell'anno: tango, liscio, valzer. Era presente il primo Juke Box di Spedalino, acquistato dalla famiglia Vettori presso un'azienda di Firenze.

Il locale era costituito di due stanze di ampio spazio e un giardino nel retro, animato nelle serate estive.

L'attività delle sorelle Vettori non si limitava al bar, in quanto entrambe a partire dal 1961 hanno fondato contemporaneamente anche una bottega di generi alimentari, adiacente ai locali del bar. La bottega nasce dalle ceneri dell'attività iniziata dallo zio Poldo all'inizio del Novecento ai tempi delle tessere, ovvero della divisione tra i partiti politici. Il nome della vecchia bottega era "Bottega di generi alimentari e mescita di vino e carte". Nel locale si praticava infatti la mescita del vino e il gioco delle carte. 


In eredità dallo zio Poldo, Elisa e Giuliana hanno ricevuto un piccolo contenitore circolare in legno che fungeva da raccoglitore per le monetine. L'oggetto ha vissuto oltre un secolo di storia.

L'attività della bottega, così come quella del bar, è terminata nel 1999, con la prematura scomparsa della sorella Giuliana, con il successivo passaggio delle licenze dell'esercizio commerciale ai proprietari dell'attuale Packy Bar, situato nella Via Provinciale e tutt'ora attivo.

giovedì 18 febbraio 2016

La Mesticheria Romiti a Spedalino: oltre 45 anni di attività!


La Mesticheria Romiti, storica pietra miliare delle botteghe di Spedalino, viene fondata da Moreno Romiti quando era ancora un ragazzo poco più che ventenne, nel lontano 1969. Era un ragazzo ingegnoso che aveva maturato l'idea di lavorare in proprio. 



Per tale motivo decise di aprire una mesticheria: la prima tappa del progetto era la scelta dell'ubicazione. Moreno scelse Spedalino perchè nella storica frazione di Agliana non era presente un esercizio commerciale che offrisse tale servizio.


La scelta di Moreno di aprire una mesticheria in paese era vista con scetticismo dai compaesani: all'epoca l'attività in proprio che andava per la maggiore e che offriva un lavoro remunerativo e duraturo nel tempo era senza dubbio la tessitura e il settore industriale, che aveva il suo cuore nella città di Prato e nei comuni limitrofi. Secondo un'indagine statistica svolta dal Comune di Agliana in quegli anni, a Spedalino più del 6% dei nuclei familiari erano impegnati nella tessitura. Le attività tessili e agricole erano presenti in quattro su sei di queste famiglie.

Il successo per la mesticheria è arrivato negli anni  grazie all'impegno e dedizione messa da Moreno; la mesticheria Romiti ha sempre visto crescere il numero dei clienti, alcuni rimasti fedeli da decenni. Così, come se il tempo fosse volato, la mesticheria Romiti ha raggiunto un traguardo allora impensabile: il negozio ha superato i quarantasette anni di attività!


A partire dal 2011 il negozio è portato avanti dal figlio Lorenzo che ha mantenuto l'impegno e la passione del lavoro ereditata dal padre.


Nel 2014, il Comune di Agliana e Confcommericio hanno rilasciato alla mesticheria la targa di riconoscimento per i negozi più longevi, con oltre quaranta anni di attività.

Di seguito vi riportiamo gli orari dell'attività: 

Lunedì-Venerdì (8.00-13.00) (15.15-19.45); Sabato (Ore 8.00-13.00)

giovedì 27 agosto 2015

La costruzione della scuola elementare Don Milani di Spedalino: Dagli anni Settanta a oggi

In questo terzo appuntamento con la rubrica Spedalino Amarcord, ripercorriamo le tappe salienti della costruzione della scuola primaria di Spedalino intitolata a Don Lorenzo Milani.



La prima scuola elementare di Spedalino risale al 1953 e aveva sede nell'attuale alloggio di edilizia residenziale pubblica nella Via Provinciale Pratese. La struttura era naturalmente provvisoria e accoglieva bambini di varie fasce di età, dai tre ai nove anni. Erano gli anni in cui in Italia e in particolare nelle aree rurali si registrava un alto tasso di evasione dell'obbligo scolastico: i bambini venivano avviati precocemente al lavoro, fermandosi ad un solo biennio di istruzione elementare senza possibilità di esercitare successivamente le abilità della scrittura e della lettura apprese a scuola.



In quegli anni la scuola era per l'Amministrazione Comunale di Agliana un impegno assolutamente prioritario. Il suo intervento si è rivolto al settore dell'edilizia scolastica: era necessaria la costruzione di edifici moderni e funzionali, seguendo le riforme strutturali della scuola italiana, indispensabili per assicurare a ogni alunno la sicurezza, il diritto allo studio e l'accesso alla cultura. A ciò si aggiungeva il forte tasso migratorio che ha investito il comune attorno agli anni Sessanta: nel 1965 si conta una media di 38 alunni per aula a fronte della precedente media di 17 allievi calcolata in base al censimento del 1951.


Lavori di costruzione della scuola primaria Don Milani
I lavori di costruzione della scuola elementare Don Milani, ubicata nell'omonima via, sono iniziati attorno agli anni Settanta e sono terminati nel 1975, parallelamente al processo di decentramento (suddivisione in frazioni) del Comune di Agliana.


Inaugurazione della mostra sulla Resistenza
La struttura fu finanziata con un mutuo di quasi mezzo miliardo di lire dalla Regione Toscana e si componeva di varie aule, un locale di refezione, una palestra e un ampio giardino. In particolare la palestra annessa alla scuola forniva le infrastrutture sportive per tutta la frazione di Spedalino, divenendo sede di eventi sportivi a livello agonistico e di varie manifestazioni culturali, tra cui si ricorda la mostra sulla Resistenza.



Nell'ultimo quindicennio del Novecento la scuola ha iniziato ad usufruire del servizio trasporti offerto dal Comune, attivo ancora oggi al mattino e al pomeriggio. In totale ad Agliana oltre trecento scolari all'epoca si servivano del trasporto scolastico.




Nel 2010, dopo una lunga fase di progettazione, ha avuto luogo un rinnovamento del plesso con ben undici aule destinate all'insegnamento, un laboratorio informatico, un laboratorio di attività espressive, un'aula docenti, locali destinati ad attività di recupero e una biblioteca con lavagna multimediale.



Nel 2013 anche la palestra dell'istituto e gli spazi ad essa annessi (bagni e spogliatoi) sono stati oggetto di alcune modifiche strutturali necessarie per adattare l'edificio alle vigenti norme in materia di sicurezza e igiene del lavoro. Le barriere architettoniche sono state sostituite da un impianto solare termico in copertura per la produzione dell’acqua calda ad uso sanitario.

Nel corso degli anni la scuola ha intensificato progressivamente i rapporti con la comunità spedalinese circostante: svariate sono tutt'oggi le visite guidate nella parrocchia locale e l'interesse per il territorio, come si evince dalla realizzazione del progetto La via rurale dell'ospitalità (2015).

Recentemente l'istituto ha proseguito le attività di rinnovamento con la realizzazione della Piazzetta Don Milani, uno spazio di gioco e di intrattenimento pensato appositamente per i bambini durante i momenti ricreativi.


Fonte immagini: Agliana '80 - Resoconto di 5 anni del Comune di Agliana 1975-1980

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