Riportiamo di seguito la storia di Spedalino Asnelli, partendo dai primi documenti storici fino al secolo scorso, seguendo la traccia della ricerca storica effettuata dal notiziario parrocchiale "La Lucciola" negli anni '70.
Nel XI secolo è già documentata
la località Doccio, sulla strada di Agliana, dove la canonica di S. Zenone
aveva 3 appezzamenti di terra. Le origini della Chiesa risalgono all'anno 1162
circa, quando, però, la struttura era adibita ad ospedale. Sorgeva, appunto, in
località Doccio, lungo una delle principali vie del contado pistoiese (con
tutta probabilità l'antica Cassia). Fu edificato in una zona desolata in cui
dominavano la fame, le infestazioni e le epidemie.
L'origine dell'ospedale di Osnello ci è nota per una pergamena datata 12 Aprile dell'anno domini 1162, stesa nel borgo di Porta Garaldica (oggi Carratica) e rogato da Anualdo notaio in Pistoia. Tale pergamena (vedi foto a sinistra) riporta la donazione fatta da Basilio, figlio di Piero Aurardi e sua moglie Canuta, figlia di Martinello Bonattino, di un appezzamento di terreno per la edificazione del "nuovo spedale", in elemosina dei poveri. Il terreno è posto in località Doccio, confinante con i terreni dello spedale di San Salvatore in Agna a est, con i terreni di Basilio Aurardi a sud, con Doccio a ovest e con la via a nord. Sempre da tale pergamena ci è noto che l'ospedale si edifica per merito di un certo Osnello Taviani (ricostruzione in compensato nella foto a destra) che ne diviene il fondatore, custode e rettore. Molte sono le donazioni che vengono fatte a favore dell'Ospedale, cosicché in breve tempo diviene padrone di tutto il territorio circostante per l'estensione di oltre 70 coltre di terreno (350.000 mq).
L'origine dell'ospedale di Osnello ci è nota per una pergamena datata 12 Aprile dell'anno domini 1162, stesa nel borgo di Porta Garaldica (oggi Carratica) e rogato da Anualdo notaio in Pistoia. Tale pergamena (vedi foto a sinistra) riporta la donazione fatta da Basilio, figlio di Piero Aurardi e sua moglie Canuta, figlia di Martinello Bonattino, di un appezzamento di terreno per la edificazione del "nuovo spedale", in elemosina dei poveri. Il terreno è posto in località Doccio, confinante con i terreni dello spedale di San Salvatore in Agna a est, con i terreni di Basilio Aurardi a sud, con Doccio a ovest e con la via a nord. Sempre da tale pergamena ci è noto che l'ospedale si edifica per merito di un certo Osnello Taviani (ricostruzione in compensato nella foto a destra) che ne diviene il fondatore, custode e rettore. Molte sono le donazioni che vengono fatte a favore dell'Ospedale, cosicché in breve tempo diviene padrone di tutto il territorio circostante per l'estensione di oltre 70 coltre di terreno (350.000 mq).
Nel 1209, tra l’Ospedale di
Osnello e il vicino monastero di San Salvatore in Val d’Agna detto della Regina dei Canonici
Regolari, tenuto in quel tempo dai benedettini, sorge una disputa in quanto il
priore del monastero di San Salvatore pretende che l’Ospedale di Osnello
appartenga al monastero d’Agna e che i
conversi dell’ospedale debbano prestare al rettore reverenza e obbedienza.
Si argomenta che l’Ospedale è
fondato sul suolo del monastero e che Osnello stesso è stato converso del
monastero. La disputa si conclude davanti ad Ugone Canonico, giudice delegato
del Papa, il quale sancisce che l’Ospedale debba pagare al suddetto monastero,
nella festa di San Salvatore, un cero di 3 libbre di cera nuova.
Agli inizi del 1200 l’ospedale di
Osnello raggiunse il massimo splendore. Lo Spedale di Doccio assieme con quello
di Pisa ebbero procuratori, legali e incaricati per l’assistenza di cause in
Curia Romana e altrove, specialmente a Pisa, Firenze e Lucca, dove si
discutevano le cause davanti a giudici legati dal Papa o da altri.
Tuttavia sul declinare del secolo
XIII le oblazioni, fino ad allora numerosissime, diminuirono, le domande per
essere ammesse tra i conversi e le converse (che comportavano di seguire la
rigida osservanza della regola di vita di S. Agostino ivi osservata) andarono
facendosi sempre più scarse.
Le guerre che combattevano i
comuni della Toscana nell’Alto Medio Evo interessano anche la nostra zona. Nel
1252, durante la battaglia fra i Pistoiesi e i Fiorentini, con scontri
svoltisi nella pianura fra Pistoia e
Prato, fu devastato dalle soldatesche anche il nostro Spedale. Le soldatesche
talvolta sconfinando dal campo di battaglia cercavano di avere qualche introito
supplementare compiendo razzie nei luoghi vicini.
Ma oltre che dai Vescovi
pistoiesi, fu protetto anche dai Papi.
Il 24 Dicembre dell’Anno Domini
1252 il Vescovo di Pistoia e Prato, Giudaloste Vergiolesi, venuto a conoscenza
dello stato di distruzione in cui si trovava il nostro Spedale a Causa delle
razzie delle soldatesche, fu spinto, con una lettera, ad annunziare agli
Arcivescovi, ai Vescovi ed ai Prelati della Toscana che per motivo di ostilità
lo Spedale di S. Maria d’Osnello, posto nella strada pubblica di Pistoia,
essendo distrutto e volendolo riedificare per comodo dei pellegrini e dei
passeggeri esortava quelle Autorità Ecclesiastiche a dare aiuti spirituali e
indulgenze a coloro i quali avessero concorso a ricostruire il caritatevole
istituto.
Alla fine del XIII° secolo lo
spedale aumenta la sua importanza estendendo la sua giurisdizione su buona
parte del territorio della piana pistoiese fra Agliana e Pistoia, oltre che
sull’Ospedale di Pisa. Aumentando l’importanza anche le cariche erano ambite e
ciò dava origine a contrasti e rivalità fra comunità monacale.
Il Vescovo Tommaso interviene per
correggere la vita di alcuni conversi. Si sente il bisogno di riformare statuti e regole. Questi
sono i primi sintomi di decadimento. Dopo un periodo di splendore inizia
lentamente ma inesorabilmente il declino. Il ricordo del prosperoso passato lo
terrà apparentemente in vita; ma la sua esistenza, con il mutare dei tempi non
ha più bisogni da soddisfare. Il Vescovo Giovanni nella sua visita fatta nel
1372 non vi trova che un lavoratore della terra, un certo Andrea il quale
ignora, interrogato, chi sia il suo Signore. A crescere il male si erano
aggiunte e si aggiungevano ancora le devastazioni della guerra. Abbiamo ricordo
di quella del 1251 e del 1330 ma molte altre se ne intuiscono se si pensa alle
misere sorti toccate in quei tempi al territorio di Agliana. L’abbandono in cui
si trovava il nostro Spedale sul finire del XIV° secolo, doveva offendere la
coscienza e tormentare l’animo del Vescovo che ne aveva l’alta sorveglianza, ma
questo doveva accadere anche alle pie anime che vedevano frustrato un così
cospicuo patrimonio costituito in favore dei poveri. Al fine di porre rimedio a
questo stato di cose il P. Abate di Monte Oliveto e alcuni nobili cittadini
pregarono il Vescovo, anche coi buoni uffici del Beato Andrea Franche che si
trovava presso la Corte Papale, incorporando l’Ospedale con il Monastero di San
Benedetto di Monte Oliveto di Pistoia
Il Vescovo accolse di buon grado
le suppliche a lui rivolte dal P. Abate di Monte Oliveto e alcuni nobili
cittadini e, avuti i debiti consensi dal P. Abate, dai Monaci di Monte Oliveto
di Arezzo, dal capitolo dei canonici della Cattedrale di Pistoia, unisce e
incorpora, con atto rogato da Niccolò del fù Tebaldo d’Inghirani notaro del
giorno 29 Agosto 1380 il nostro Ospedale con il Monastero di San Benedetto in
Pistoia, col patto esplicito che nelle case di detto Ospedale vi si debba
continuare la primitiva ospitalità.
Giovanni Vivenzi, Vescovo di
Pistoia, due giorni dopo, il 31 Agosto 1380 riceveva dall’ultimo Ospitaliero,
certo Fredo di Ser Vezzoso della Sambuca la rinunzia emessa davanti al Vicario
Generale, Leonardo proposto di San Matteo di Vanzo della Diocesi di Padova e ne
dava possesso a Frate Antonio di Giovanni Donati di Pistoia, Monaco Olivetano,
il quale riceveva in possesso in nome dell’Abate dell’Ordine e del Monastero di
San Benedetto in Pistoia.
Questo passaggio, però, se
ottenne l’effetto di incrementare e sviluppare il Monastero dei Padri Olivetani
non riuscì ad ottenere quello di infondere nuova vita al nostro Ospedale.
Dagli atti vescovili delle visite
Pastorali dei tempi successivi, che ancora oggi si conservano nell’archivio
Vescovile di Pistoia, ci è dato costatare quanto sopra affermato e testimoniare
il lento e progressivo tramonto dell’Ospedale di Asnelli.
Difatti questo Ospedale rimase
aperto ufficialmente fino alla fine del XVII° secolo e l’ospitalità vi si
esercitò specie negli ultimi tempi solo di nome, come si può rilevare dagli
stessi atti sopra citati che affermano “che la porta dell’Ospedale era quasi
sempre chiusa e che la custodia del medesimo era affidata al lavoratore delle
terre di proprietà dell’Ospedale medesimo, e che i poveri prima di ricevere la
ospitalità richiesta, dovevano incontrare numerose difficoltà”.
Alla fine del 1600, il nostro pio
istituto dovette sospendere l’ospitalità e rimase come patrimonio immobiliare
ai Padri Olivetani.
Essi si servivano del ricavato e
della produzione agricola derivante dai poderi dell’ospedale per i bisogni del
monastero di San Benedetto di Monte Oliveto di Pistoia. I frati continuarono a
curare in pieno il servizio religioso e inviavano all’ospedale ogni volta che
c’era necessità un sacerdote per celebrarvi i Divini Misteri, questo durò per
quasi tutto il 1700, fino a quando nel 1782 sotto il governo di Leopoldo I°
Gran Duca di Toscana e sotto l’episcopato del Vescovo Scipione De Ricci furono
colpiti e soppressi numerosi ordini religiosi e tra questi i Benedettini di
Monte Oliveto. Il nostro Ospedale passò quindi insieme al monastero di San
Benedetto all’amministrazione dell’accademia ecclesiastica e per essa a quella
del Seminario. I Pistoiesi non amavano questo cambiamento perciò si sollevarono
e scacciarono il Vescovo Scipione De Ricci che si rifugiò a Prato.
L’Amministrazione del Seminario continuò, come già avevano fatto i
Monaci a soddisfare i bisogni religiosi della popolazione di Spedalino.
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