Torna l'appuntamento con gli artisti di Spedalino. Vogliamo presentarvi la storia di due fratelli, Loris e Alberigo Lenzi, che seguendo la loro innata
passione per l’arte, hanno dedicato tutta la loro vita alla lavorazione artistica del legno, creando una importante falegnameria che ha reso Spedalino un centro
di produzione artistica conosciuto nel mondo. Oggi gli
innumerevoli lavori presenti in molte nostre case come
in tante ville in Europa sono testimoni della loro
maestria nella lavorazione del legno. Iniziamo con la storia di Alberigo...


Alberigo Lenzi nacque a
Spedalino il 31 Luglio 1906, e
fin da piccolo dimostrò la propria
vena artistica. Così, ai corsi
dell’istituto d’arte Petrocchi, fondato
da poco dal pittore Fabio Casanova,
tra i primi iscritti, insieme a
personaggi del calibro di Jorio
Vivarelli e Agenore Fabbri, ci fu anche Alberigo Lenzi. Finita la scuola, ben
presto insieme al fratello Loris fondò la
falegnameria Lenzi per la lavorazione artistica del
legno. Mentre il fratello Loris lavorava nella
ditta, Alberigo nel primo dopoguerra fece parte
del gruppo rifondatore della Scuola d’Arte
Petrocchi e successivamente nel 1957 venne
nominato professore di intaglio, facendo
dell’insegnamento ai ragazzi dell’Istituto d’arte
la sua attività principale.

Negli anni ’50 le giornate di Alberigo e del fratello Loris iniziavano molto presto. Fianco a fianco la mattina alle sei erano già al banco di lavoro intenti ad produrre decorazioni e intarsi, cornici e statue in legno. All’epoca, quando iniziò ad intagliare Alberigo, non c’era ancora il pantografo e tutto veniva fatto rigorosamente mano. Il legno da lavorare veniva stretto nella morsa e tutto l’intaglio avveniva con la sgobbia. Quando c’era Alberigo al lavoro (così ci racconta Sergio, un dipendente della falegnameria) era un divertimento soltanto a guardarlo: da un pezzo di legno di cirmolo o di abete, in poco tempo prendeva forma e proporzione ciò che aveva in mente, ma non solo, l’espressività che dava alle sue statue era tale che quasi sembrava volessero parlare. Alberigo sapeva sempre quello che diceva, e riusciva a farsi ben volere da tutti; anche con gli operai della falegnameria aveva creato uno spirito di unità quasi familiare. Capitò una volta che un nuovo cliente di Genova ordinò due lampadari per il salone di una villa, lampadari grandi quanto una stanza o forse più. Tutti gli operai, con Alberigo in prima fila, lavorarono un’intera settimana giorno e notte per rispettare la consegna, ed il lunedì successivo i lampadari furono puntualmente consegnati. Così pure quando si presentò un olandese per fotografare i lavori della falegnameria, mentre tutti erano titubanti per paura che fossero copiati i modelli, Alberigo accettò le richieste, e da lì nacque un rapporto di lavoro che generò per molti anni grosse commesse dall’Olanda.
L’impegno di Alberigo nel lavoro e nella scuola portò lo Stato italiano ad insignirlo del titolo di cavaliere al merito della Repubblica, onoreficienza conferita direttamente dal Presidente della Repubblica Sandro Pertini. Alberigo era un uomo che amava stare con i giovani, con simpatia ed allo stesso tempo sapeva amare i familiari. Era artista dentro, anche nelle piccole cose. Ricorda con gioia la nipote Rosanna che da bambina, la mattina della befana, quando la moglie Cesarina impastava i dolci, Alberigo non mancava mai di dare forma alle “befane di chicco” che assumevano delle forme molto reali.
Come pure un anno venne una grande nevicata, tutte le strade erano bloccate, ed essendo la scuola chiusa, Alberigo approfittò del tempo libero per fare con la neve nel cortile della chiesa una statua di donna alta più di due metri e tutto il paese nel vederla ne rimase stupito. Alberigo non è stato solo scultore del legno, ma ci sono suoi lavori fatti in sabbia e con il gesso.
Ricordiamo che il “mezzo
tondo” sopra lo stipite
della porta della
“vecchia” Chiesa di Santa
Maria Assunta rappresentante
l’assunzione
della Madonna è una sua opera. Tra gli
innumerevoli lavori che la “falegnameria” ha
prodotto e che possiamo ammirare all’interno di
varie case in paese, ricordiamo il bellissimo cane
citato ad inizio di questo articolo, un crocifisso,
un volto di Cristo, i Mori, i Putti “portafrutta”,
cornici di quadri, lampadari, statuette di di San
Francesco e San Giuseppe, gli angioletti, un
Gesù bambino e molte altre “opere” ancora, che
ci ripromettiamo di catalogare accuratamente.
Ma prima di congedarci un ultimo segreto è
rimasto da scoprire. Da una ricerca accurata,
risulta che presso la Biblioteca “Archivio
del Novecento” di Roma, vi è un cassetto
a nome Alberigo Lenzi, il cui contenuto ci
è sconosciuto; e chissà se non riusciremo,
con un viaggio a Roma, ad aggiungere un
ulteriore tassello a questa bella storia.

Negli anni ’50 le giornate di Alberigo e del fratello Loris iniziavano molto presto. Fianco a fianco la mattina alle sei erano già al banco di lavoro intenti ad produrre decorazioni e intarsi, cornici e statue in legno. All’epoca, quando iniziò ad intagliare Alberigo, non c’era ancora il pantografo e tutto veniva fatto rigorosamente mano. Il legno da lavorare veniva stretto nella morsa e tutto l’intaglio avveniva con la sgobbia. Quando c’era Alberigo al lavoro (così ci racconta Sergio, un dipendente della falegnameria) era un divertimento soltanto a guardarlo: da un pezzo di legno di cirmolo o di abete, in poco tempo prendeva forma e proporzione ciò che aveva in mente, ma non solo, l’espressività che dava alle sue statue era tale che quasi sembrava volessero parlare. Alberigo sapeva sempre quello che diceva, e riusciva a farsi ben volere da tutti; anche con gli operai della falegnameria aveva creato uno spirito di unità quasi familiare. Capitò una volta che un nuovo cliente di Genova ordinò due lampadari per il salone di una villa, lampadari grandi quanto una stanza o forse più. Tutti gli operai, con Alberigo in prima fila, lavorarono un’intera settimana giorno e notte per rispettare la consegna, ed il lunedì successivo i lampadari furono puntualmente consegnati. Così pure quando si presentò un olandese per fotografare i lavori della falegnameria, mentre tutti erano titubanti per paura che fossero copiati i modelli, Alberigo accettò le richieste, e da lì nacque un rapporto di lavoro che generò per molti anni grosse commesse dall’Olanda.
L’impegno di Alberigo nel lavoro e nella scuola portò lo Stato italiano ad insignirlo del titolo di cavaliere al merito della Repubblica, onoreficienza conferita direttamente dal Presidente della Repubblica Sandro Pertini. Alberigo era un uomo che amava stare con i giovani, con simpatia ed allo stesso tempo sapeva amare i familiari. Era artista dentro, anche nelle piccole cose. Ricorda con gioia la nipote Rosanna che da bambina, la mattina della befana, quando la moglie Cesarina impastava i dolci, Alberigo non mancava mai di dare forma alle “befane di chicco” che assumevano delle forme molto reali.
Come pure un anno venne una grande nevicata, tutte le strade erano bloccate, ed essendo la scuola chiusa, Alberigo approfittò del tempo libero per fare con la neve nel cortile della chiesa una statua di donna alta più di due metri e tutto il paese nel vederla ne rimase stupito. Alberigo non è stato solo scultore del legno, ma ci sono suoi lavori fatti in sabbia e con il gesso.
Nel prossimo articolo della sezione Artisti di Spedalino pubblichiamo la storia approfondita di Loris Lenzi
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