La Cava Briganti si trova nella frazione di Spedalino Asnelli, in Via Giovannella ed ha una superficie di circa 80.000 mq. Poichè non è rimasto quasi niente che ricordi la sua storia e in particolare la vecchia cava di argilla, abbiamo dovuto cercare chi ricordasse come si lavorava nella fornace. Un prezioso contributo ce l'ha dato il Signor Degli Esposti che ci ha ospitato in casa per raccontarci come si svolgeva il lavoro nella cava.
Il proprietario della cava si chiamava Briganti ed è da lui che la fornace ha preso il nome. Era di Prato e aveva altre fornaci a San Giusto e Castel fiorentino. Comprò un podere a Agliana e tra il 1918 e il 1920 ci costruì la cava. Aveva due figli, uno era avvocato, l'altro ingegnere e mandava avanti la cava. Qui c'erano due ragionieri ma la direzione era a Prato. I lavori di questa fabbrica iniziarono subito dopo la Prima guerra mondiale ma si lavorava sempre a scartamento ridotto.
All'inizio la cava era piccola e l'argilla si estraeva a mano. In seguito, con l'aumento di richiesta di argilla e di mattoni, furono acquistati dai proprietari altri due poderi dove c'è l'attuale acquedotto. Il primo cavo, quello più piccolo, in seguito fu riempito di detriti e rottami e si iniziò a utilizzare quello più grande. In origine la cava non era come adesso ma era molto più piccola.
Prima era un podere poi, dopo qualche anno, fu acquistato un altro podere e l'ultimo fu comprato l'anno prima che fosse chiusa.
Prima era un podere poi, dopo qualche anno, fu acquistato un altro podere e l'ultimo fu comprato l'anno prima che fosse chiusa.
Inizialmente la produzione non era molta perchè il lavoro veniva fatto a mano e non c'erano le macchine. Tra gli anni Venti e Trenta la fornace ebbe un grande sviluppo perchè fu costruita la ferrovia che da Firenze portava a Bologna. Per costruire tutti i ponti c'era bisogno di molti mattoni. A causa della costruzione della ferrovia gli operai dovettero lavorare anche per 10-12 ore al giorno per fabbricare i mattoni necessari.
Per l'80% gli operai lavoravano per le ferrovie dello stato e una volta terminato quel lavoro, negli anni Cinquanta e Sessanta ci fu il boom dell'edilizia e i mattoni servirono per costruire le case della zona Agliana-Prato-Pistoia. I mattoni venivano portati dov'erano richiesti.
Per trasportare l'argilla c'era l'autotreno e spesso si usavano anche le macchine private o i barrocci con i cavalli che portavano i mattoni per i paesi. Spesso venivano ad acquistare i mattoni i contadini che li usavano per ristrutturare le fattorie. Durante la costruzione della direttissima i barrocciai portavano i mattoni per costruire la ferrovia; li portavano alla stazione e li mettevano sui vagoni.
Quando il signor Degli Esposti arrivò qui per lavorare un mattone costava circa nove lire. Nel periodo di grande produzione c'erano tantissimi operai ma il lavoro era spesso stagionale. Il lavoro nella cava più grande è andato avanti per tanti anni e in estate, nel periodo di massima produzione, si producevano anche sei o sette milioni di mattoni, lavorando anche dieci ore o più al giorno. Quello nella cava era un lavoro stagionale e si svolgeva prevalentemente in estate perchè i mattoni, prima di essere cotti in forno, venivano fatti asciugare al sole. In inverno, poi, non si poteva scavare perchè pioveva e perchè non c'era abbastanza calore per far seccare i mattoni all'aria aperta.
Tutti gli anni nell'inverno veniva sospeso il lavoro e poi lo si riprendeva a primavera. Nel periodo di chiusura venivano rimessi a posto i macchinari e si preparava la cava per la riapertura di primavera (riparazione di forni, delle macchine e ripulitura di tutto l'invaso per togliere la terra che non era adatta alla fabbricazione di mattoni). La terra estratta durante il periodo estivo e non utilizzata perchè inadatta alla fabbricazione dei mattoni, veniva accatastata da una parte ma nell'inverno andava tolta per ripulire la cava.
Per svolgere questi lavori di manutenzione (la cava doveva essere ripulita bene per ripartire a primavera) rimanevano solo alcuni operai, mentre gli altri venivano licenziati. In pieno sviluppo ci lavoravano circa sessanta operai. Si cominciava l'attività i primi di marzo e si andava avanti fino all'autunno.
Dopo la guerra (anni Cinquanta e Sessanta) i giovani non erano più interessati a continuare il lavoro nella fornace: la maggior parte di essi andò a Prato, trovando impiego nel settore tessile che stava fiorendo.
Il personale che lavorava nella fornace fu rimpiazzato da personale che veniva da fuori, da zone dove c'era poco lavoro. La cava in seguito è stata chiusa perchè nel corso del tempo è cambiato il modo di costruire gli edifici, l'edilizia si è evoluta e invece dell'uso dei mattoni si è fatto uso del cemento armato; inoltre la fabbrica di Spedalino non era più competitiva e andava rimodernata. Così i proprietari, essendo soli e senza famiglia, la chiusero.
Quando il signor Degli Esposti arrivò, ad Agliana c'era il sindaco Coppini, eletto nel 1948 subito dopo la guerra. Lui era figlio del contadino che lavorava nel podere dove c'era la cava.
In quel periodo le draghe erano al piano dell'erba, poi fu fatto un altro scavo e si allargò la cava da tutti i lati; tutto lo spazio fu sfruttato al massimo.
Dopo che è stata chiusa, la cava si è riempita di acqua piovana e in seguito al Comune è venuta l'idea di acquistarla per farne il deposito di acqua potabile per l'acquedotto. Quando era attiva la fornace, c'era un macchinario chiamato draga che andava con motori elettrici e aveva un braccio lungo 8 metri circa. Sulla cava c'era un traliccio su cui erano poste delle catene (simili a quelle delle biciclette) sulle quali erano attaccati dei secchi. Questo braccio entrava nella cava, grattava la terra, estraeva l'argilla e la deponeva in alcuni carrelli. Quando i carrelli erano pieni venivano attaccati ad una specie di carrucola e trasportati nella fabbrica; nel frattempo altri carrelli vuoti venivano riempiti. La terra veniva scaricata nel capannone dove c'era la mattoniera. Qui dentro la terra veniva spezzata, sbriciolata e poi annaffiata ed entrava in alcuni macchinari a cilindri poichè doveva essere 'cilindrata', cioè lavorata bene. Un'elica spingeva fuori la terra dal cilindro che veniva posta negli stampi, diversi a seconda delle richieste: forme per mattoni pieni, mattoni forati o tavelle. In seguito, dopo essere stati tagliati, venivano portati all'essiccatoio.
Il signor Degli Esposti, probabilmente, è rimasto l'unico vecchio operaio e tutti i documenti e le foto che ricordavano la struttura e come si lavorava nella vecchia fornace sono andati perduti.
In conclusione, la Cava Briganti ha avuto due grandi funzioni a Spedalino e in generale nel Comune di Agliana: per molti anni ha rappresentato una risorsa di lavoro per gli abitanti del comune e quindi un contributo per la crescita economica e sociale della comunità. Successivamente è stata usata come bacino idrico per la distribuzione dell'acqua potabile nelle nostre case.
Tutti gli anni nell'inverno veniva sospeso il lavoro e poi lo si riprendeva a primavera. Nel periodo di chiusura venivano rimessi a posto i macchinari e si preparava la cava per la riapertura di primavera (riparazione di forni, delle macchine e ripulitura di tutto l'invaso per togliere la terra che non era adatta alla fabbricazione di mattoni). La terra estratta durante il periodo estivo e non utilizzata perchè inadatta alla fabbricazione dei mattoni, veniva accatastata da una parte ma nell'inverno andava tolta per ripulire la cava.
Per svolgere questi lavori di manutenzione (la cava doveva essere ripulita bene per ripartire a primavera) rimanevano solo alcuni operai, mentre gli altri venivano licenziati. In pieno sviluppo ci lavoravano circa sessanta operai. Si cominciava l'attività i primi di marzo e si andava avanti fino all'autunno.
Dopo la guerra (anni Cinquanta e Sessanta) i giovani non erano più interessati a continuare il lavoro nella fornace: la maggior parte di essi andò a Prato, trovando impiego nel settore tessile che stava fiorendo.
Il personale che lavorava nella fornace fu rimpiazzato da personale che veniva da fuori, da zone dove c'era poco lavoro. La cava in seguito è stata chiusa perchè nel corso del tempo è cambiato il modo di costruire gli edifici, l'edilizia si è evoluta e invece dell'uso dei mattoni si è fatto uso del cemento armato; inoltre la fabbrica di Spedalino non era più competitiva e andava rimodernata. Così i proprietari, essendo soli e senza famiglia, la chiusero.
Quando il signor Degli Esposti arrivò, ad Agliana c'era il sindaco Coppini, eletto nel 1948 subito dopo la guerra. Lui era figlio del contadino che lavorava nel podere dove c'era la cava.
In quel periodo le draghe erano al piano dell'erba, poi fu fatto un altro scavo e si allargò la cava da tutti i lati; tutto lo spazio fu sfruttato al massimo.
Dopo che è stata chiusa, la cava si è riempita di acqua piovana e in seguito al Comune è venuta l'idea di acquistarla per farne il deposito di acqua potabile per l'acquedotto. Quando era attiva la fornace, c'era un macchinario chiamato draga che andava con motori elettrici e aveva un braccio lungo 8 metri circa. Sulla cava c'era un traliccio su cui erano poste delle catene (simili a quelle delle biciclette) sulle quali erano attaccati dei secchi. Questo braccio entrava nella cava, grattava la terra, estraeva l'argilla e la deponeva in alcuni carrelli. Quando i carrelli erano pieni venivano attaccati ad una specie di carrucola e trasportati nella fabbrica; nel frattempo altri carrelli vuoti venivano riempiti. La terra veniva scaricata nel capannone dove c'era la mattoniera. Qui dentro la terra veniva spezzata, sbriciolata e poi annaffiata ed entrava in alcuni macchinari a cilindri poichè doveva essere 'cilindrata', cioè lavorata bene. Un'elica spingeva fuori la terra dal cilindro che veniva posta negli stampi, diversi a seconda delle richieste: forme per mattoni pieni, mattoni forati o tavelle. In seguito, dopo essere stati tagliati, venivano portati all'essiccatoio.
Il signor Degli Esposti, probabilmente, è rimasto l'unico vecchio operaio e tutti i documenti e le foto che ricordavano la struttura e come si lavorava nella vecchia fornace sono andati perduti.
In conclusione, la Cava Briganti ha avuto due grandi funzioni a Spedalino e in generale nel Comune di Agliana: per molti anni ha rappresentato una risorsa di lavoro per gli abitanti del comune e quindi un contributo per la crescita economica e sociale della comunità. Successivamente è stata usata come bacino idrico per la distribuzione dell'acqua potabile nelle nostre case.
Complimenti alla redazione del notiziario, Ricorda i trascorsi di Spedalino Asnelli. Bella presentazione di uno spaccato di vita Aglianese.
RispondiEliminaSarebbe utile completarla con i trent'anni di utilizzo come bacino idrico di acqua potabile.
Pier
È consentita la Pesca?
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