martedì 29 settembre 2015

Giancarlo Nerucci: l'arte di dare vita al legno


Proseguiamo il viaggio de Il notiziario di Spedalino alla scoperta degli artisti e delle opere d'arte che vivono in mezzo a noi. Così, con l’emozione di un tesoro che sta per essere portato alla luce ci avviamo lungo la Via Provinciale Pratese verso la casa di Giancarlo Nerucci...


Non c’è bisogno di suonare il campanello, la sua vera casa è il laboratorio di Via Provinciale, angolo Via Settola, dove ogni giorno possiamo incontrarlo indaffarato con qualche ferro del mestiere. Giancarlo Nerucci ha da sempre coltivato la passione per il legno, un materiale vivo, sempre diverso, con mille forme, che nelle sue mani si anima in forme viventi. Ma cominciamo dall’inizio...

I Nerucci fin dal 1926 scesero dalla montagna montalese, da Felciana, per “tornare” in piano, a Spedalino, nella casa colonica a 20 metri dall’attuale laboratorio di Giancarlo. Quest’amore per il bosco tipico degli abitanti della montagna, ha trasmesso a Giancarlo la passione per la lavorazione del legno. Fin da ragazzo innata era l'abilità nel costruire le gabbie per i merli... dai pali di castagno si facevano le stecche e con un po’ di pazienza e molta maestria nascevano utili e belle gabbie.




Così è iniziata la passione di Giancarlo che lo ha portato a cercare ciò che la natura offre per ricavarne un prezioso materiale da lavorare. Una radice portata dal mare, o un tronco di albero contorto, una pianta di vite sradicata divengono ispirazione di nuove forme, da “trasformare” in statue, volti umani, personaggi e animali. Per Giancarlo le ferie trascorse a Torre del Lago o a Vecchiano spesso divenivano tempo utile per raccogliere la materia prima per le sue opere: tronchi di legno e le radiche inghiottite dal mare e poi “riemerse” sulla spiaggia. La mattina presto andando a pescare arselle nelle zone di spiaggia libera, il frutto della pesca si arricchiva di radiche e tronchi che immancabilmente prendevano la strada del suo laboratorio. Con pochi arnesi, una sgobbia, un seghetto, uno scalpello, questi “legni perduti” si trasformano in vere opere d’arte.

La visita del laboratorio stupisce per varietà dei capolavori che la fantasia di Giancarlo ha plasmato. Due bellissimi Crocifissi, una testa di Leonardo da Vinci, una Biga con i cavalli, il Grillo Parlante, due Serpenti ricavati da tronchi delle viti, una statua con il ciuchino che ci ricorda moltissimo “Carlo de’ Mazzinghi”, sono solo alcune opere che più risaltano in mezzo a tante altre sculture ricche di significati nascosti. Ma l’opera che più colpisce è una “Deposizione” scolpita nel legno di una salatoia, uno di quei piani dove venivano appoggiati i prosciutti per i quaranta giorni della salatura. Giancarlo racconta volentieri un aneddoto che vogliamo riportavi: quella deposizione così lucida come la vediamo adesso, nei giorni di pioggia diviene molto scura per effetto del sale che ha assorbito. In un giorno di pioggia, entrando nel laboratorio, Giancarlo si accorge che proprio il naso di Gesù deposto sta gocciolando come se avesse preso il raffreddore. Quasi incredulo per il particolare fenomeno, solo con l’aiuto di un vicino riesce a scoprire che era la salamoia che, rigonfiando il legno, usciva gocciolando proprio dal naso di Gesù. E’ con questi bei racconti che ci salutiamo, ringraziando Giancarlo per l’ospitalità e per le bellissime cose ed i tanti segreti che in un sabato pomeriggio ha saputo donarci.


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