venerdì 7 agosto 2015

Don Enzo Benesperi: Perchè un panificio?

Pubblichiamo con piacere il breve racconto del sacerdote aglianese Don Enzo Benesperi a proposito dell'esperienza missionaria di volontariato a Manaus, in Brasile. 

Perché un panificio? Perché intitolarlo al neo-presidente del Brasile? Il panificio, costruito nella estrema periferia orientale della città di Manaus – Amazzonia, ha lo scopo di distribuire gratuitamente il pane alle famiglie più bisognose del quartiere Alfredo Nascimento. E' un quartiere, questo, formatosi recentemente - da quattro anni - attraverso l'occupazione di terre da parte di famiglie poverissime, provenienti, in maggioranza, da stati limitrofi come Piauì, Parà, Maranhao, Cearà e Acre. Sono famiglie costrette a lasciare le loro regioni a causa di condizioni di estrema indigenza, sedotte dalla prospettiva di trovare lavoro nella "Zona Franca di Manaus" dove operano alcune tra le più ricche e potenti multinazionali. Ma in una città che ha già raggiunto la cifra di un milione e settecentomila abitanti, la Zona Franca può offrire solo cinquantamila posti di lavoro, occupati per lo più da donne in giovane età. La disoccupazione è la maggiore piaga della città ma essa raggiunge punte altissime nelle nuove periferie. Il 70% degli abitanti del bairro non ha occupazione fissa e sono enormi i problemi nelle aree di educazione, salute e alimentazione. Qui la sfida per una comunità cristiana è come essere segno della premura di Dio verso gli esclusi, suoi figli prediletti. E' evidente che la Chiesa non può limitarsi ad una attività di catechesi e sacramentale ma, per essere evangelica, deve calarsi tra i poveri, conoscere i loro problemi, vedere le loro necessità, ascoltare i loro gemiti e le loro suppliche, entrare in comunione con la loro dura e, molte volte, tragica realtà per fare con loro un cammino di liberazione. Per questo si cerca di evengelizzare, di essere cioè buona notizia di una vita migliore attraverso la pastorale dei bambini che accompagna il bambino dal seno materno fino all'età di sei anni, lottando per diminuire e debellare la mortalità infantile, offrendo a madre e figlio condizioni di vita più degne e più umane. Ci impegniamo ad evangelizzare attraverso uno speciale doposcuola. Entrando, all'inizio dell'anno scolastico, in contatto con le famiglie cerchiamo di individuare bambini e ragazzi che abbiano problemi di apprendimento, coloro che la scuola pubblica scarta e bolla come incapaci. Educatrici volontarie si prendono cura di un numero ristretto di alunni, normalmente cinque o sei, per avere modo di seguirli, per risvegliare la loro autostima, per dare amicizia e affetto e quell'attenzione competente e premurosa che molte volte manca nelle loro famiglie. Così si riesce ad educare cioè a tirare fuori capacità e doti insospettate, nascoste sotto uno stato di incuria e abbandono. Altri impegni sono: l'alfabetizzazione degli adulti, il recupero dei ragazzi di strada, l'attività del gruppo delle mamme che insegna lavori manuali che diano una piccola ma provvidenziale rendita finanziaria. Il panificio entrato in funzione dalla metà dello scorso mese di settembre vuole inserirsi in questo piccolo mondo di evangelizzazione. Distribuendo il pane quotidiano alle famiglie che versano in estrema necessità vogliamo stimolarle a promuoversi, tentiamo di scuoterle dal torpore e dallo scoramento provocato dalla miseria, desideriamo invitarle ad impegnarsi nelle attività comunitarie sopra descritte, incoraggiarle a riprendere il faticoso cammino della ricerca di un lavoro. Vorremmo gridare loro: Aiutati che Dio e noi ti aiutiamo! Il panificio porta il nome del presidente del Brasile perché l'elezione alla più alta carica dello Stato di un operaio metalmeccanico, che conosce personalmente che cosa significa fame - quattro suoi fratelli sono morti di fame - è speranza anzi certezza di una storica inversione di rotta per la troppo grande moltitudine degli esclusi e affamati di questo immenso, ricchissimo e ingiusto Brasile. Il panificio vuol essere una piccola ma significativa collaborazione al progetto "Fame Zero" lanciato da Lula come priorità assoluta del suo governo, arrivando ad affermare con forza che “la nostra unica guerra che combatteremo è quella contro la fame”. Il sogno nostro e del Presidente è che al termine dell'attuale mandato presidenziale tutti i brasiliani, in special modo i 53 milioni che vivono sotto il limite della povertà, possano almeno fare colazione, pranzo e cena ogni giorno. La Rete di Quarrata ha finanziato la costruzione dell'edificio e l'acquisto del forno e dei macchinari indispensabili per la panificazione. Ringraziando tutti i generosi sostenitori mi è doveroso dire un grazie particolare e commosso a due coppie di sposi che hanno rinunciato ai regali e ad un gruppo di bambini della 1a Comunione. Siate certi che la vostra generosità stimolerà il Brasile che mangia ad aiutare il Brasile che ha fame. Cari amici italiani, il Brasile che ha fame non è solo a dirvi: "... avevo fame e mi avete dato da mangiare!" La vostra generosità ci ha dato anche la possibilità di sistemare l'area attorno al forno. La nostra speranza è che possiate continuare ad aiutarci per sostenere i salari delle donne che vi lavorano, l'acquisto della farina e delle altre cose necessarie per realizzare il "pane della vita".

(Dicembre 2003)

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